Rom: lo sgombero...degli stereotipi

28nov2011
Al seminario per giornalisti di Capodarco, gruppo di lavoro su informazione e rom, tra bulimie e digiuni. Bianca Stancanelli giornalista e autrice di “La vergogna e la fortuna”: “La grande abboffata si compie tra tragedia e crimine”

ROMA - "Rom: lo sgombero... degli stereotipi": a questo tema è stato dedicato uno dei gruppi di lavoro interni al seminario per giornalisti "Bulimie", organizzato da Capodarco e Redattore Sociale, dal 25 al 27 novembre. "L'informazione sui Rom - ha detto Eleonora Camilli, moderatrice del workshop - si muove tra digiuni e bulimie: il digiuno rispetto alla 'normalità' di Rom e Sinti, la bulimia quando si verificano fatti di cronaca nera".

E' proprio da uno di questi fatti che prende spunto il libro di Bianca Stancanelli, "La vergogna e la fortuna", presentato durante il workshop dalla stessa autrice: un viaggio nella comunità Rom, iniziato dopo l'arresto dei genitori di quattro bambini rom morti nel rogo della loro baracca in un campo vicino Livorno. "La grande abboffata si compie sui luoghi comuni, tra crimine e tragedia - ha detto la Stancanelli, inviata speciale di Panorama - Pensate al caso Reggiani: quando si scoprì che l'assassino non era Rom, ma rumeno, mentre Rom era la donna che si era quasi lanciata sotto un autobus per chiedere soccorso, la notizia fu praticamente archiviata. L'informazione sui Rom - ha aggiunto - ruota tutta intorno ai luoghi comuni: il primo è quello per cui i Rom sono nomadi, un termine usato in modo tutt'altro che innocente. Quel che si vuol intendere, infatti, è che i Rom, in quanto nomadi, sono di passaggio. In altre parole, se ne devono andare".

Dei circa 12 milioni di Rom presenti nell'Unione Europea, "quelli in Italia sono tra i 130 e i 170 mila, cioè lo 0,03% della popolazione nazionale - ha detto Eleonora Camilli, riferendosi ai dati contenuti nella Guida all'informazione sociale, che Redattore Sociale sta per pubblicare on-line - Di questi, meno di 50 mila vivono nei campi. Difficile, con questi numeri, poter continuare a parlare di invasione". Tanto difficile che "il Consiglio di Stato - ha ricordato la Camilli - proprio nei giorni scorsi, ha bocciato di fatto il Piano nomadi di Berlusconi e Maroni, valutando infondato lo stato di emergenza dichiarato dal governo sull'onda di Ponticelli", un altro fatto di cronaca oggetto di "bulimia mediatica", verificatosi alle porte di Napoli: una ragazza Rom fu accusata di aver tentato il rapimento di un bambino. La notizia scatenò una reazione popolare violentissima, che portò allo sgombero della zona abitata dai Rom e alla dichiarazione dello stato di emergenza a Napoli, Milano e Roma. "Parliamo di città in cui i Rom sono circa 1.000, 3.000 e 6.000 - ha precisato la Stancanelli - Numeri ridicoli per montare un'emergenza".

Tra le questioni affrontate durante il workshop, un'attenzione particolare è stata dedicata alla "persistenza dello stereotipo e del pregiudizio", come la ha definita la stessa Stancanelli: "Uno degli stereotipi più diffusi è quello della criminalità: se non si può negare che tra i Rom , specialmente dentro i campi, sia presente un certo gradi di delinquenza, tuttavia non si può certo dire che tutti i Rom siano criminali, come non si può dire che tutti i siciliani siano mafiosi. Tendiamo a raccontarci sempre la stessa storia, non vogliamo sentire varianti verso la normalità. Ed è per questo che tanti Rom integrati, con un buon lavoro e una buona posizione sociale, vivono nascondendo la propria identità di Rom. E coltivando, a loro volta, pregiudizi nei confronti dei cosiddetti gagè: per esempio, i sinti di Mantova sono convinti che tutti gli italiani siano pedofili".

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