Rom: lo sgombero...degli stereotipi
ROMA - "Rom: lo sgombero... degli stereotipi": a questo tema è
stato dedicato uno dei gruppi di lavoro interni al seminario per
giornalisti "Bulimie", organizzato da Capodarco e Redattore
Sociale, dal 25 al 27 novembre. "L'informazione sui Rom - ha detto
Eleonora Camilli, moderatrice del workshop - si muove tra digiuni e
bulimie: il digiuno rispetto alla 'normalità' di Rom e Sinti, la
bulimia quando si verificano fatti di cronaca nera".
E' proprio da uno di questi fatti che prende spunto il libro di
Bianca Stancanelli, "La vergogna e la fortuna", presentato durante
il workshop dalla stessa autrice: un viaggio nella comunità Rom,
iniziato dopo l'arresto dei genitori di quattro bambini rom morti
nel rogo della loro baracca in un campo vicino Livorno. "La grande
abboffata si compie sui luoghi comuni, tra crimine e tragedia - ha
detto la Stancanelli, inviata speciale di Panorama - Pensate al
caso Reggiani: quando si scoprì che l'assassino non era Rom, ma
rumeno, mentre Rom era la donna che si era quasi lanciata sotto un
autobus per chiedere soccorso, la notizia fu praticamente
archiviata. L'informazione sui Rom - ha aggiunto - ruota tutta
intorno ai luoghi comuni: il primo è quello per cui i Rom sono
nomadi, un termine usato in modo tutt'altro che innocente. Quel che
si vuol intendere, infatti, è che i Rom, in quanto nomadi, sono di
passaggio. In altre parole, se ne devono andare".
Dei circa 12 milioni di Rom presenti nell'Unione Europea, "quelli
in Italia sono tra i 130 e i 170 mila, cioè lo 0,03% della
popolazione nazionale - ha detto Eleonora Camilli, riferendosi ai
dati contenuti nella Guida all'informazione sociale, che Redattore
Sociale sta per pubblicare on-line - Di questi, meno di 50 mila
vivono nei campi. Difficile, con questi numeri, poter continuare a
parlare di invasione". Tanto difficile che "il Consiglio di Stato -
ha ricordato la Camilli - proprio nei giorni scorsi, ha bocciato di
fatto il Piano nomadi di Berlusconi e Maroni, valutando infondato
lo stato di emergenza dichiarato dal governo sull'onda di
Ponticelli", un altro fatto di cronaca oggetto di "bulimia
mediatica", verificatosi alle porte di Napoli: una ragazza Rom fu
accusata di aver tentato il rapimento di un bambino. La notizia
scatenò una reazione popolare violentissima, che portò allo
sgombero della zona abitata dai Rom e alla dichiarazione dello
stato di emergenza a Napoli, Milano e Roma. "Parliamo di città in
cui i Rom sono circa 1.000, 3.000 e 6.000 - ha precisato la
Stancanelli - Numeri ridicoli per montare un'emergenza".
Tra le questioni affrontate durante il workshop, un'attenzione
particolare è stata dedicata alla "persistenza dello stereotipo e
del pregiudizio", come la ha definita la stessa Stancanelli: "Uno
degli stereotipi più diffusi è quello della criminalità: se non si
può negare che tra i Rom , specialmente dentro i campi, sia
presente un certo gradi di delinquenza, tuttavia non si può certo
dire che tutti i Rom siano criminali, come non si può dire che
tutti i siciliani siano mafiosi. Tendiamo a raccontarci sempre la
stessa storia, non vogliamo sentire varianti verso la normalità. Ed
è per questo che tanti Rom integrati, con un buon lavoro e una
buona posizione sociale, vivono nascondendo la propria identità di
Rom. E coltivando, a loro volta, pregiudizi nei confronti dei
cosiddetti gagè: per esempio, i sinti di Mantova sono convinti che
tutti gli italiani siano pedofili".