Le presenza “bulimica” sulla rete e la necessità di approfondimento
CAPODARCO DI FERMO - "L'informazione e i social media: un
circolo virtuoso?". Se ne è discusso sabato mattina in uno dei
workshop organizzati all'interno del seminario per giornalisti
Redattore Sociale. Un potenziale immenso, frutto della grande
partecipazione popolare e della altrettanto grande varietà di
scelta. Ma anche un rapporto potenzialmente conflittuale, tra la
velocità e la massa di input propri della rete e, sull'altro
fronte, la necessità di approfondimento che una sana consapevolezza
richiede.
A parlare del tema sono stati chiamati Frieda Brioschi, consulente
informatica e presidente di Wikimedia Italia. Con lei Francesca
Fanciullacci, web content manager del portale è-coop.it per la
comunicazione d'insegna e di prodotto, le attività on line e
mobile.
Sugli scudi Twitter, "rete sociale" in costante crescita. "Il
carattere di Twitter è quello di essere 'social' - ha affermato la
Brioschi -. E' una comunicazione del tipo 'molti a molti', nel
senso che tutti scrivono e tutti leggono. L'esatto contrario di
altri tipi di comunicazione, per esempio quella televisiva, dove il
rapporto è invece quello di 'pochi a molti'. Siamo in presenza di
una lunga serie di 'micro-discussioni' e di
'micro-interazioni'".
Micro-discussioni che si sono rivelate fondamentali, per esempio,
in alcune situazioni emergenziali o di cronaca. Si pensi allo
tsunami del 2004, o all'attacco al college americano di qualche
tempo fa, con gli studenti che pur in una fase di grande
trepidazioni erano riusciti a postare su twitter considerazioni e
notizie. Ma è tutto oro quel che luccica? La recente crisi
iraniana, per esempio, ha evidenziato come sempre più spesso i
grandi mezzi di comunicazioni abbiano colto l'abitudine di scoprire
da twitter notizie e informazioni, anche se in alcuni casi si è
visto che chi postava le stesse notizie non si trovava sul posto ma
in tutt'altra parte del mondo. Come fare di una fonte di
approvvigionamento di notizie, allora, anche una fonte attendibile?
"Twitter è oggettivamente croce e delizia dei giornalisti - ha
sottolineato la Brioschi -. 'Croce' perché c'è tanta gente che vi
frega il lavoro - ha scherzato, rivolta ai giornalisti - e perché
se commettete degli svarioni, finirete presto sulla graticola.
'Delizia' perché può essere sicuramente utilizzata come fonte, e
perché permette di instaurare un dialogo costante con i
lettori".
Rapida la panoramica sui social media esistenti, una 'rete di
strumenti' che ha il grande pregio, secondo la presidente di
Wikimedia Italia, di "proteggerci dalle bulimie".
C'è ovviamente il giusto modo di utilizzare strumenti come i
social media. E come twitter, che prima delle scorribande di
Fiorello poteva contare su circa 100 mila aderenti in Italia, sono
tante le opportunità concesse dalla rete. E non c'è una maniera
univoca di utilizzare il social media, anche se "io invito ad
usarlo in maniera trasparente", ha ammonito la Brioschi.
Francesca Fanciullacci ha illustrato l'attività di e-coop.it,
inserendo nel dibattito anche l'elemento commerciale e l'interesse
delle aziende per il mondo del web. Un mondo che può veicolare
brand, prodotti, aziende, ma che con la stessa ferocia ed efficacia
può contribuire a smontarli.
Infine, Lorella Zanardo, formatrice e docente, nonché autrice del
documentario"Il corpo delle donne", ha evidenziato l'altro aspetto
'bulimico' legato al tema, vale a dire l'eccesso di presenze
proprio sui social media. Troppe? E, soprattutto, servono? La
volontà di presenziare e di esserci a tutti i costi non va forse a
discapito del necessario approfondimento? E non siamo forse
arrivati al punto di esigere meno presenzialismo e più
approfondimento da parte di tutti? Una lettura solo in parte
accettata dalle relatrici, secondo cui la condivisione delle
informazioni è un primo passo verso l'approfondimento. Non è il
caso, insomma, di fermarsi e formare, ma semmai di continuare ad
approfondire. Sapendo che oggi siamo tutti "immigrati digitali"
(vale a dire persone cresciute prima delle tecnologie digitali e
che le hanno adottate in un secondo tempo) e che per avere dei
"nativi digitali", vale a dire persone nate e cresciute con le
tecnologie digitali, occorrerà attendere ancora un po'. E la sfida
attuale, è stato sottolineato anche dal pubblico, è quella di
portare gli analogisti sul web. (da.iac)