Le presenza “bulimica” sulla rete e la necessità di approfondimento

28nov2011
Al seminario Redattore Sociale, gruppo di lavoro su “L’informazione e i social media: un circolo virtuoso?”. La condivisione di informazioni è una ricchezza inesauribile, da coltivare privilegiando la trasparenza

CAPODARCO DI FERMO - "L'informazione e i social media: un circolo virtuoso?". Se ne è discusso sabato mattina in uno dei workshop organizzati all'interno del seminario per giornalisti Redattore Sociale. Un potenziale immenso, frutto della grande partecipazione popolare e della altrettanto grande varietà di scelta. Ma anche un rapporto potenzialmente conflittuale, tra la velocità e la massa di input propri della rete e, sull'altro fronte, la necessità di approfondimento che una sana consapevolezza richiede.
A parlare del tema sono stati chiamati Frieda Brioschi, consulente informatica e presidente di Wikimedia Italia. Con lei Francesca Fanciullacci, web content manager del portale è-coop.it per la comunicazione d'insegna e di prodotto, le attività on line e mobile.
Sugli scudi Twitter, "rete sociale" in costante crescita. "Il carattere di Twitter è quello di essere 'social' - ha affermato la Brioschi -. E' una comunicazione del tipo 'molti a molti', nel senso che tutti scrivono e tutti leggono. L'esatto contrario di altri tipi di comunicazione, per esempio quella televisiva, dove il rapporto è invece quello di 'pochi a molti'. Siamo in presenza di una lunga serie di 'micro-discussioni' e di 'micro-interazioni'".

Micro-discussioni che si sono rivelate fondamentali, per esempio, in alcune situazioni emergenziali o di cronaca. Si pensi allo tsunami del 2004, o all'attacco al college americano di qualche tempo fa, con gli studenti che pur in una fase di grande trepidazioni erano riusciti a postare su twitter considerazioni e notizie. Ma è tutto oro quel che luccica? La recente crisi iraniana, per esempio, ha evidenziato come sempre più spesso i grandi mezzi di comunicazioni abbiano colto l'abitudine di scoprire da twitter notizie e informazioni, anche se in alcuni casi si è visto che chi postava le stesse notizie non si trovava sul posto ma in tutt'altra parte del mondo. Come fare di una fonte di approvvigionamento di notizie, allora, anche una fonte attendibile? "Twitter è oggettivamente croce e delizia dei giornalisti - ha sottolineato la Brioschi -. 'Croce' perché c'è tanta gente che vi frega il lavoro - ha scherzato, rivolta ai giornalisti - e perché se commettete degli svarioni, finirete presto sulla graticola. 'Delizia' perché può essere sicuramente utilizzata come fonte, e perché permette di instaurare un dialogo costante con i lettori".
Rapida la panoramica sui social media esistenti, una 'rete di strumenti' che ha il grande pregio, secondo la presidente di Wikimedia Italia, di "proteggerci dalle bulimie".

C'è ovviamente il giusto modo di utilizzare strumenti come i social media. E come twitter, che prima delle scorribande di Fiorello poteva contare su circa 100 mila aderenti in Italia, sono tante le opportunità concesse dalla rete. E non c'è una maniera univoca di utilizzare il social media, anche se "io invito ad usarlo in maniera trasparente", ha ammonito la Brioschi.
Francesca Fanciullacci ha illustrato l'attività di e-coop.it, inserendo nel dibattito anche l'elemento commerciale e l'interesse delle aziende per il mondo del web. Un mondo che può veicolare brand, prodotti, aziende, ma che con la stessa ferocia ed efficacia può contribuire a smontarli.
Infine, Lorella Zanardo, formatrice e docente, nonché autrice del documentario"Il corpo delle donne", ha evidenziato l'altro aspetto 'bulimico' legato al tema, vale a dire l'eccesso di presenze proprio sui social media. Troppe? E, soprattutto, servono? La volontà di presenziare e di esserci a tutti i costi non va forse a discapito del necessario approfondimento? E non siamo forse arrivati al punto di esigere meno presenzialismo e più approfondimento da parte di tutti? Una lettura solo in parte accettata dalle relatrici, secondo cui la condivisione delle informazioni è un primo passo verso l'approfondimento. Non è il caso, insomma, di fermarsi e formare, ma semmai di continuare ad approfondire. Sapendo che oggi siamo tutti "immigrati digitali" (vale a dire persone cresciute prima delle tecnologie digitali e che le hanno adottate in un secondo tempo) e che per avere dei "nativi digitali", vale a dire persone nate e cresciute con le tecnologie digitali, occorrerà attendere ancora un po'. E la sfida attuale, è stato sottolineato anche dal pubblico, è quella di portare gli analogisti sul web. (da.iac)

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