Il futuro della tv? "Ripartire dai contenuti educativi"
CAPODARCO DI FERMO - Rimettere contenuti educativi dentro la tv
generalista. E' questa la strada da seguire in futuro secondo
Massimiliano Panarari, docente di Analisi del linguaggio politico e
autore del libro "L'egemonia sottoculturale" (Einaudi). Panarari è
intervenuto al seminario di formazione per giornalisti di Redattore
Sociale "Bulimie" (vedi lanci precedenti), che si è
concluso ieri a Capodarco di Fermo. "La tv - ha spiegato - è nata
come monopolio pubblico, in bianco e nero, pedagogica, senza alcun
ruolo da parte dell'economia. Poi sono arrivati i canali locali, ed
è diventata cruciale la pubblicità. Per vendere bisogna allargare
l'audience, così è diventato controproducente l'aspetto pedagogico.
La tv si è imbevuta di storie ed esperienza personali, puntando
sull'emozione. E da lì la si è usata per il consenso elettorale. La
tv ha intercettato il bisogno delle persone di urlare la propria
esistenza e ha conquistato la fiducia degli spettatori. Ma così si
è affermata una straordinaria manipolazione".
Qualche esempio? "Amici di Maria de Filippi, o Uomini e donne".
Poi sono arrivati i reality, l'entartainment travestito da
informazione ("Porta a porta"). Ma la soluzione non è fare a meno
della televisione: "Ne abbiamo bisogno, e resta comunque la
principale finestra informativa della maggior parte della
popolazione". La soluzione? "Provare a rimettere contenuti
educativi al centro del servizio pubblico. Sono i cittadini a
chiederlo e per fare questo servono più giornalisti, che abbiano
spirito critico, occorre uno sforzo di creatività".
L'invito a fare uno sforzo di creatività è stato raccolto da
Roberto Natale, presidente della Fnsi: "In tv oggi abbiamo
tantissima quantità ma poca qualità. Questo non è casuale, ma è
frutto di un pauroso processo di svuotamento a cui ha concorso il
servizio pubblico". Processo che richiede necessariamente
un'inversione di tendenza"
Durante la sessione, è stato proiettato un estratto del video "Il
corpo delle donne", realizzato da lorella Zanardo nel maggio del
2009. Il documentario racconta dettagliatamente la distorsione
procurata dalla televisione sull'immagine e sul ruolo della donna,
con l'intento di innalzare il livello di consapevolezza,
soprattutto nei giovani. "Ho capito - ha detto la Zanardo - che il
veleno nella televisione italiana si è instillato poco a poco,
nell'arco di trent'anni. E mi sono chiesta: ma noi eravamo
distratti? Che cosa facevamo di più importante? Perché accettiamo
l'umiliazione continua? Queste immagini hanno plasmato le persone e
questa è una tragedia". Il documentario viene proiettato e discusso
nelle scuole di tutta Italia, dove Lorella Zanardo tiene corsi di
media education.