La “Carta di Firenze” contro lo sfruttamento dei giornalisti

07ott2011
Il nuovo strumento deontologico intende normare le condotte di editori e direttori. Tra i punti principali “un’equa retribuzione che permetta al giornalista e ai suoi familiari un’esistenza libera e dignitosa”

FIRENZE - Si chiama 'Carta di Firenze' ed è il nuovo strumento deontologico che intende combattere il precariato nel mondo del giornalismo disciplinando i comportamenti di editori, direttori e caporedattori. La Carta intende normare le condotte che potranno diventare anche oggetto di procedimento disciplinare ordinistico o sindacale in caso di violazione.
Nello specifico, in virtù di principi della Carta, l'Ordine dei Giornalisti e la Federazione nazionale della stampa vigileranno affinché siano garantiti i seguenti punti: porre un freno allo sfruttamento  e alla precarietà, favorendo quelle condizioni tese ad assicurare un futuro professionale e personale ai tanti giornalisti oggi privi di tutele e garantire nel contempo un futuro alla buona e corretta informazione nel nostro Paese; attuare i percorsi di regolarizzazione ed avviamento verso contratti a tempo indeterminato ed equi, affinché si realizzino le condizioni per promuovere le evoluzioni di carriera e le progressioni professionali; rispettare i trattamenti minimi contrattuali (stipendio e indennità di contingenza); valorizzare le professionalità già esistenti, attingendo dalle liste di disoccupazione e verificando l'attuazione dei limiti previsti per l'impiego di stagisti o tirocinanti; garantire a collaboratori, lavoratori autonomi, ed assunti ex art. 2 e 12 del Contratto Nazionale di Lavoro un'equa retribuzione, che permetta al giornalista e ai suoi familiari un'esistenza libera e dignitosa, secondo quanto previsto dal dettato costituzionale; favorire il percorso di adesione alle casse previdenziali e di mutua assistenza e previdenza complementare della categoria, in modo da garantire le necessarie tutele sociali ed economiche anche a chi non è inquadrato come lavoratore dipendente.