Tanta Tv, e il “senso di angoscia” colpisce un italiano su tre
ROMA - Ancora dati e considerazioni dal Rapporto sulla sicurezza
in Italia e in Europa, realizzato da Demos & Pi e Osservatorio
di Pavia per Fondazione Unipolis, attraverso sondaggi in
Italia e in altri 4 Paesi europei, e presentato questa mattina
a Roma.
Le quattro "facce" dell'insicurezza. Le
informazioni sulle diverse dimensioni dell'insicurezza in Italia
sono state condensate nel Rapporto in altrettanti indici sintetici,
che danno luogo a una graduatoria.
Al livello più elevato troviamo l'insicurezza di tipo
globale, che coinvolge circa i tre quarti della
popolazione (73%). Tale misura si è mantenuta sostanzialmente
stabile nel periodo di osservazione 2007-2010 e tende a crescere in
funzione dell'età (soprattutto dopo i 45 anni). Raggiunge i valori
massimi nelle regioni del Sud (79%), mentre, dal punto di vista
politico, sono gli elettori di centro-sinistra a mostrare maggiore
reattività su questa dimensione.
A un livello leggermente inferiore, troviamo l'insicurezza di tipo
economico (63%), che dopo essersi abbassata nel
2009 è tornata a salire nell'ultimo sondaggio. Essa sfiora la quota
di sette persone su dieci nelle fasce centrali d'età, diventando
prima preoccupazione tra i ventenni e i trentenni. Dal punto di
vista geografico, è ancora una volta il Mezzogiorno ad esibire
maggiore disagio (71%) e il dato femminile (69%) supera nettamente
quello degli uomini (57%).
C'è poi l'indice che misura le paure legate alla
criminalità è sceso dal 43% del 2007 al 33% di
oggi. Anche in questo caso, sono soprattutto le donne (38%), e in
particolare le casalinghe (42%), a fare registrare i valori più
elevati. Sotto il profilo geografico, spicca il dato del
Mezzogiorno (36%), sebbene la punta massima coincida con
l'elettorato della Lega Nord (50%).
Un ultimo indice sintetico ha a che fare con il "senso di
angoscia": ne soffre circa un italiano su tre, cui capita
di sentirsi "angosciato e preoccupato" senza conoscere il preciso
motivo. Tale sentimento colpisce le donne in misura doppia rispetto
agli uomini (42% contro il 21%), le persone con basso livello
d'istruzione (43%) e i residenti nelle regioni del Sud (43%).
"Scarsa intensità di relazioni interpersonali, bassa partecipazione
e alta esposizione televisiva - si precisa nel Rapporto - sono
tutti fattori che alimentano questa forma indefinita di
insicurezza". Non solo: "Per quanto riguarda la componente
mediatica, il dato si impenna soprattutto tra gli spettatori
assidui dei programmi di infotainment pomeridiano (53%):
le persone affezionate a queste trasmissioni, nelle quali soft
news e narrazione del dolore si alternano e si intrecciano,
mostrano tassi di inquietudine più elevati in riferimento a tutti
gli indici di insicurezza presi in esame". (da.iac)