La “passione criminale” dei Tg italiani

27gen2011
Rapporto “La sicurezza in Italia e in Europa”. Il peso della criminalità sui tg italiani resta alto, ma cozza con le preoccupazioni dei cittadini, presi dai temi economici. Solo il 5% degli intervistati considera la criminalità come prima emergenza

ROMA - Presentato il 26 gennaio a Roma il quarto rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa, realizzato da Demos & Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis. Il rapporto, giunto alla sua quarta edizione, utilizza una doppia prospettiva: la percezione sociale della sicurezza, nelle sue diverse dimensioni, attraverso sondaggi d'opinione condotti in Italia e in altri 4 Paesi europei (Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania), e la rappresentazione mediatica degli stessi temi, in base all'indicizzazione dei Tg della televisione (pubblica e privata) italiana e al confronto con l'informazione delle principali reti pubbliche europee.
 
Diciamo subito che il rapporto presenta elementi di continuità con il passato e alcune novità significative. Il principale elemento di continuità concerne il peso della criminalità sui media e nei Tg in Italia. Esso resta alto e, anzi, torna a crescere in modo significativo, anche per ragioni specifiche (come evidenziato nell'ultimo semestre anche dalla vicenda di Sara Scazzi, che ha fatto "esplodere i Tg con 867 servizi in 4 mesi). Si tratta di un aspetto che distingue l'informazione in Italia rispetto a ogni altro Paese europeo. La distanza tra i notiziari televisivi italiani e tutti gli altri, sotto questo aspetto, è netta. Nel 2010 il Tg1 ha dedicato oltre mille notizie ai fatti criminali, il doppio rispetto al Tg  pubblico spagnolo, tre volte rispetto a quello inglese, quattro volte rispetto a quello francese e, infine, ben diciotto volte rispetto al Tg pubblico tedesco.
 
Una sorta di "passione criminale" dei Tg italiani, che cozza con i dati emersi dai sondaggi di Demos e Pragma e altri istituti europei, che evidenziano l'affermarsi dei temi economici in testa alle preoccupazioni dei cittadini. In particolare della disoccupazione. E', questo, ciò che avviene nei cinque maggiori Paesi dell'Ue: Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Infatti, interrogate sulle questioni da affrontare con maggiore urgenza nel proprio Paese, 6 persone su 10 indicano problemi economici: si va dall'89% della Spagna al 34% della Germania. Vicine alla Spagna sono l'Italia (65%) e la Francia (63%), mentre in Gran Bretagna l'economia preoccupa la metà della popolazione (51%).
 
Tra le tematiche economiche, è il rischio legato al posto di lavoro ad occupare una posizione dominante: quasi la metà del campione interrogato, sia in Spagna (49%) che in Italia (48%), individua nella disoccupazione la prima emergenza. E' il 36% dei francesi a mettere al primo posto il tema del lavoro, mentre in Gran Bretagna è la "situazione economica", nel suo complesso, a occupare la vetta della graduatoria (22%), seguita dall'immigrazione (18%). Del tutto specifica è invece la sequenza tedesca: la disoccupazione si ferma al secondo posto (17%), superata dalla qualità del sistema sanitario (18%), che assieme alla qualità della scuola accomuna come preoccupazione oltre il 30% del campione.
 
Parallelamente, la criminalità non sembra suscitare particolare timore. Gli stessi fenomeni migratori appaiono ridimensionati. Il livello maggiore di preoccupazione verso i fatti criminali si osserva in Italia e in Gran Bretagna, dove però solo il 5% degli intervistati considera la criminalità come prima emergenza. E in particolare per l'Italia il dato appare più basso rispetto al recente passato.
La Gran Bretagna è, allo stesso tempo, il Paese dove sono più intense le paure prodotte dal terrorismo (17%): un livello di apprensione comparabile solamente a quello rilevato in terra tedesca (13%). Gran Bretagna e Germania condividono, inoltre, una specifica reattività sul tema dell'immigrazione: quasi un cittadino britannico su tre (31%) e il 16% dei cittadini tedeschi citano i fenomeni migratori tra le due questioni di prioritario rilievo. (da.iac)