Informazione, "è un bene pubblico"
ROMA - "C'è una sfida per i giornalisti sulla quale occorre
unire le forze: provare a rilanciare una cultura dell'informazione
e la sua centralità in un sistema democratico. L'informazione è un
bene pubblico, esattamente come l'acqua, ma oggi è diventata una
questione di potentati". È questo l'allarme lanciato da Paolo
Butturini, segretario dell'associazione Stampa Romana, intervenuto
questa mattina al seminario di formazione "Giornalisti nonostante"
in corso a Roma. Per Butturini, la crisi che il mondo del
giornalismo sta attraversando è reale e va dalla perdita di un
posto di lavoro ad una crisi culturale trasversale nella
società."Il problema fondamentale in questo paese - ha spiegato
Butturini - è che non esiste un mercato libero. Da molto tempo,
fatte salve alcune fasce che fanno informazione sociale, del non
profit, gli altri dovrebbero competere sul mercato accaparrandosi
le risorse che il mercato rende disponibili in maniera trasparente
e concorrenziale. Ecco tutto questo non esiste ed è una delle cause
profonde che portano poi alla crisi e il conflitto di interessi fa
la sua parte".
Il caso Rcs è un esempio lampante, spiega Butturini. "Nel consiglio
di amministrazione della Rcs quotidiani, cioè il Corriere della
sera, sono recentemente entrati nomi come Montezemolo, Geronzi,
Della Valle quindi Banca Intesa, Mediobanca e altre che si erano
sempre astenute dall'entrare direttamente nel Cda. Questo è un
segnale ben preciso: i giornali non servono a fare informazione, ma
servono a determinare diversi equilibri nei rapporti di potere
all'interno degli schieramenti con interessi ben diversi". A
questo, però, continua, si associa un ruolo spesso passivo dei
lettori. "Siamo di fronte anche alla non percezione da parte dei
cittadini della essenzialità di una libera informazione in questo
paese".
Una crisi che cade in un periodo in cui "Internet, la rete e i
social network non sono che occasioni di moltiplicazione
dell'informazione". "Viviamo un paradosso clamoroso - spiega
Butturini -. Nell'era dell'informazione e della moltiplicazione dei
mezzi di comunicazione abbiamo la più grave crisi del mestiere
giornalistico. Nel momento in cui potresti avere il massimo della
rappresentatività sociale sei condannato ad essere quasi
residuale". Per questo, spiega, è ancor più necessaria la
professionalizzazione del giornalista. "È importante - ha concluso
- il fatto che ci sia qualcuno che faccia una gerarchia delle
notizie e che ti aiuta a comprendere, che svela le fonti e che ne
determina la credibilità proprio in base alla professionalità. E
questa è una grande sfida che temo che i giornalisti stiano
sottovalutando. La formazione del giornalista, per questo, dovrebbe
essere permanente".