Immigrazione, i media preferiscono le "cattive notizie"

16mar2010
Monitoraggio dell’Antenna informazione interculturale su 208 redazioni in Piemonte: più della metà dichiara di occuparsi con frequenza d'immigrazione, ma il 67% lo fa quando lo straniero è autore di crimini, il 56% quando è vittima

TORINO - I media locali piemontesi sono attenti al fenomeno immigrazione, ma l'informazione interculturale è ancora troppo schiacciata sulla cronaca nera: più della metà delle redazioni (60%) dichiara di occuparsi con frequenza di questo tema, ma il 67% lo fa quando lo straniero è autore di crimini, il 56% quando ne è vittima. Solo 10 redazioni hanno collaboratori di origine straniera e solo in un caso si tratta di una presenza fissa e regolare (Radio Blackout): negli altri casi si tratta di collaborazioni saltuarie e fortemente specializzate sui temi legati all'immigrazione. E' questa la fotografia che emerge dall'indagine dell'Antenna Informazione Interculturale, presentata il 12 marzo a Torino, coordinata da docenti dell'Ateneo torinese Marinella Belluati, Cristopher Cepernich, Michelangelo Conoscenti. Monitorati 208 redazioni piemontesi (69 radio, 110 periodici locali e 29 emittenti televisive) tra maggio e giugno 2009; ha risposto al questionario il 48,8%, prevalentemente nelle province di Verbano Cusio Ossola, Novara, Vercelli, e Cuneo. L'interesse minore in redazione è per i temi culturali, mentre trovano ancora spazio le good news, storie di integrazione riuscita, che raccontano buone pratiche di convivenza. Un aiuto potrebbe venire dalle nuove tecnologie: il 66% delle redazioni ha una buona apertura, "anche se non emerge ancora nessuna correlazione forte tra questo aspetto e la buona disposizione alle pratiche di comunicazione interculturale" . Il dato comunque secondo i ricercatori "fa comunque ben sperare" .

C'è attenzione all'interculturalità, intesa come insieme di fattori tra cui la presenza di rubriche ad hoc e di collaboratori stranieri, conoscenza del codice deontologico. Una parte del questionario è dedicata ad approfondire le pratiche redazionali legate a questo tema per valutare "l'indice di interculturalismo strutturale": il 23% ha ottenuto buoni punteggi. Un dato contenuto, commentano gli osservatori, "ma potrebbe anche essere letto come una buona risposta del sistema locale". Risposte sconfortanti si registrano rispetto conoscenza della Carta di Roma: solo 34 redazioni hanno dichiarato di sapere dell'esistenza del codice deontologico (promosso dalla Fnsi, Ordine Nazionale dei Giornalisti e Unhcr) per un modo più corretto di parlare di immigrazione e di migranti.

I media piemontesi censurano il termine "regolare". Sicurezza, lavoro, organi di polizia: termini che ricorrono spesso sui media quando si parla di immigrazione. Molto meno utilizzata invece la parola "regolare". Non è confortante il quadro che emerge dall'indagine. Sotto la lente d'ingrandimento degli osservatori oltre 3 milioni di parole  su 1852 articoli dei media locale piemontese, analizzate attraverso quattro parole chiave:  intercultur*,  extracomunitar* immigra* e rifugiat*.  
Più che alla parola "immigrato" è al termine "extracomunitario" che viene associato spesso il concetto di "problema", ad accentuare una lettura negativa, evidente anche nei riferimenti al mantenimento dell'ordine pubblico o all'insistenza su alcuni temi emotivi che toccano la sicurezza e la paura dei cittadini. Alto anche il ricorso a stereotipi quando si utilizza il termine extracomunitario. "Si nota - rilevano i docenti - la formazione di una sorta di barriera tra italiani e immigrati, in cui si percepisce una volontà, oltre che una necessità, di ridefinire il significato identitario dei primi". Confusi invece con migranti e irregolari i "rifugiati", all'attenzione dei media non tanto per la tragica situazione umana che essi vivono, quanto per la preoccupazione del territorio, che si sente "fragile" rispetto al fenomeno.

Ricorrono alcune tematiche importanti: la scuola, l'agenda politica, la religione. "Non sempre la scuola è considerata un ambiente d'integrazione. - sottolinea l'indagine - Se ne ridimensiona o se ne tace piuttosto la sua valenza di luogo d'incontro fra bambini/ragazzi in cui dovrebbe rintracciarsi una ricorrente e proattiva volontà all'incontro e alla conoscenza". Quanto all'agenda politica, invece, si parla di extracomunitari e immigrati soprattutto per quanto riguarda il reato d'immigrazione clandestina.
Gli osservatori hanno anche analizzato alcuni binomi di termini (extracomunitari/cittadini, nostro/nostri, noi/loro) riconducibili a "un approccio etnocentrico" che appare come forma specifica di comunicazione  tra gruppi sociali. (rf)