Immigrazione, i media preferiscono le "cattive notizie"
TORINO - I media locali piemontesi sono attenti al fenomeno
immigrazione, ma l'informazione interculturale è ancora troppo
schiacciata sulla cronaca nera: più della metà delle redazioni
(60%) dichiara di occuparsi con frequenza di questo tema, ma il 67%
lo fa quando lo straniero è autore di crimini, il 56% quando ne è
vittima. Solo 10 redazioni hanno collaboratori di origine
straniera e solo in un caso si tratta di una presenza fissa e
regolare (Radio Blackout): negli altri casi si tratta di
collaborazioni saltuarie e fortemente specializzate sui temi legati
all'immigrazione. E' questa la fotografia che emerge dall'indagine
dell'Antenna Informazione Interculturale, presentata il 12 marzo a
Torino, coordinata da docenti dell'Ateneo torinese Marinella
Belluati, Cristopher Cepernich, Michelangelo Conoscenti. Monitorati
208 redazioni piemontesi (69 radio, 110 periodici locali e 29
emittenti televisive) tra maggio e giugno 2009; ha risposto al
questionario il 48,8%, prevalentemente nelle province di Verbano
Cusio Ossola, Novara, Vercelli, e Cuneo. L'interesse minore in
redazione è per i temi culturali, mentre trovano ancora spazio le
good news, storie di integrazione riuscita, che raccontano buone
pratiche di convivenza. Un aiuto potrebbe venire dalle nuove
tecnologie: il 66% delle redazioni ha una buona apertura, "anche se
non emerge ancora nessuna correlazione forte tra questo aspetto e
la buona disposizione alle pratiche di comunicazione
interculturale" . Il dato comunque secondo i ricercatori "fa
comunque ben sperare" .
C'è attenzione all'interculturalità, intesa come insieme di fattori
tra cui la presenza di rubriche ad hoc e di collaboratori
stranieri, conoscenza del codice deontologico. Una parte del
questionario è dedicata ad approfondire le pratiche redazionali
legate a questo tema per valutare "l'indice di interculturalismo
strutturale": il 23% ha ottenuto buoni punteggi. Un dato contenuto,
commentano gli osservatori, "ma potrebbe anche essere letto come
una buona risposta del sistema locale". Risposte sconfortanti si
registrano rispetto conoscenza della Carta di Roma: solo 34
redazioni hanno dichiarato di sapere dell'esistenza del codice
deontologico (promosso dalla Fnsi, Ordine Nazionale dei Giornalisti
e Unhcr) per un modo più corretto di parlare di immigrazione e di
migranti.
I media piemontesi censurano il termine
"regolare". Sicurezza, lavoro, organi di polizia: termini
che ricorrono spesso sui media quando si parla di immigrazione.
Molto meno utilizzata invece la parola "regolare". Non è
confortante il quadro che emerge dall'indagine. Sotto la lente
d'ingrandimento degli osservatori oltre 3 milioni di parole
su 1852 articoli dei media locale piemontese, analizzate attraverso
quattro parole chiave: intercultur*, extracomunitar*
immigra* e rifugiat*.
Più che alla parola "immigrato" è al termine "extracomunitario" che
viene associato spesso il concetto di "problema", ad accentuare una
lettura negativa, evidente anche nei riferimenti al mantenimento
dell'ordine pubblico o all'insistenza su alcuni temi emotivi che
toccano la sicurezza e la paura dei cittadini. Alto anche il
ricorso a stereotipi quando si utilizza il termine
extracomunitario. "Si nota - rilevano i docenti - la formazione di
una sorta di barriera tra italiani e immigrati, in cui si
percepisce una volontà, oltre che una necessità, di ridefinire il
significato identitario dei primi". Confusi invece con migranti e
irregolari i "rifugiati", all'attenzione dei media non tanto per la
tragica situazione umana che essi vivono, quanto per la
preoccupazione del territorio, che si sente "fragile" rispetto al
fenomeno.
Ricorrono alcune tematiche importanti: la scuola, l'agenda
politica, la religione. "Non sempre la scuola è considerata un
ambiente d'integrazione. - sottolinea l'indagine - Se ne
ridimensiona o se ne tace piuttosto la sua valenza di luogo
d'incontro fra bambini/ragazzi in cui dovrebbe rintracciarsi una
ricorrente e proattiva volontà all'incontro e alla conoscenza".
Quanto all'agenda politica, invece, si parla di extracomunitari e
immigrati soprattutto per quanto riguarda il reato d'immigrazione
clandestina.
Gli osservatori hanno anche analizzato alcuni binomi di termini
(extracomunitari/cittadini, nostro/nostri, noi/loro) riconducibili
a "un approccio etnocentrico" che appare come forma specifica di
comunicazione tra gruppi sociali. (rf)