I giornalisti? "Non sono la fonte di tutti i mali"

16mar2010
A Torino si è parlato di immigrazione e comunicazione. Del Boca: "Oggi la società è multietnica e questo dovrebbe raccontare il giornalista del presente. Ma non è in grado di farlo, non ha gli strumenti culturali"

TORINO - Una mattinata, quella di venerdì 12 marzo a Torino, dedicata all'informazione interculturale, con giornalisti, esperti dei media e studiosi, con la presentazione della ricerca coordinata da docenti dell'Ateneo torinese, primo step dell'Antenna Informazione Interculturale nata su iniziativa di Paralleli - Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest, con il sostegno della regione Piemonte, dell'Università di Torino e dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte. Iniziativa che si richiama ai principi della Carta di Roma e collegata alla Rete dell'Osservatorio nazionale. Si è parlato di giornalismo e di una nuova società, fatta anche di nuovi cittadini, della Carta di Roma, del linguaggio dei media e di come lo straniero viene descritto dai mezzi di informazione.

Una mattinata coronata da una tavola rotonda dedicata al futuro dell' informazione interculturale. Lorenzo Del Boca, presidente Ordine nazionale giornalisti ha sottolineato l'importanza di iniziare a parlare di questi temi affinché ci sia consapevolezza verso il fenomeno. "Esistono elementi grigi, - ha sottolineato - il giornalista è lo specchio della realtà del paese. Il primo cronista della storia fu l'uomo di Neanderthal, che dipinse scene di caccia sulle pareti delle caverne, il giornalista del futuro trasmetterà nelle galassie con il telepensiero, per raccontare delle nuove conquiste". "Oggi la società è multi etnica e questo dovrebbe raccontare il giornalista del presente, questo nuovo fenomeno. Ma non lo fa, non è in grado di farlo, non ha gli strumenti culturali". Fa fatica a capire i fenomeni, ha aggiunto, e utilizza un linguaggio stereotipato della burocrazia o tecnico poco comprensibile ai più. Necessario quindi un percorso di formazione sulla società civile, usando un linguaggio diverso. Ed è compito dei direttori dei giornali, spesso invece più rivolti ad altri aspetti, di sollecitare l'attenzione su questo.

Roberto Natale, Presidente Fnsi, a proposito della Carta di Roma ha affermato come ci si sia battuti molto per avere uno strumento che facesse crescere l'attenzione su un tema così importante. Un'esigenza nata soprattutto dopo la strage di Erba, dove, uniformemente, tutti i mezzi di informazione, si scagliarono contro Azuz. Fondamentale allora possedere uno strumento che sia, certamente, di formazione per i giovani giornalisti (la Carta di Roma sarà inserita nei testi dell'esame di Stato), ma che sia anche utilizzata dai colleghi adulti, ovvero coloro che nel sistema dei media hanno un'influenza maggiore.

Vittorio Sabadin, vicedirettore del quotidiano La Stampa ha rimarcato invece come di questi tempi vi sia l'abitudine di mettere i giornalisti sul banco degli imputati: "I giornalisti come fonte di tutti i mali!". I giornali devono avere un ruolo sociale ed etico, ha aggiunto, per lo sviluppo culturale. Purtroppo però quelli più letti sono quelli scandalistici, ed ha citato il "Sun" inglese, tabloid di gossip. "È la nostra società che non rispetta le regole", e ha continuato, conoscendo bene la società inglese, in quanto in passato corrispondente da Londra, "mentre in Inghilterra l'immigrazione funziona perché, come gli altri cittadini, anche lo straniero è rispettoso delle regole". Insomma, "se la situazione è negativa, non è colpa dei giornali. E non sempre c'è pregiudizio, spesso vi sono informazioni sbagliate". (rf)