Le notizie? Preziosi: “Riappropriarsi della banalità e dell’onestà del racconto”
CAPODARCO DI FERMO - Una vera lezione di giornalismo quella che
Antonio Preziosi, direttore del Giornale Radio Rai. A lui è toccato
chiudere la diciassettesima edizione del seminario di formazione
per giornalisti Redattore Sociale, svoltosi come consuetudine
presso la Comunità di Capodarco di Fermo.
A Preziosi il compito di far capire qual è "L'ordine delle
notizie", dove la parola "ordine" fa riferimento alla gerarchia
delle stesse, ma anche a possibili "pressioni" e ingerenze esterne
sul lavoro del giornalista.
"Quando l'informazione è corretta? Quando è completa", ha
affermato il direttore del Giornale Radio Rai. Aggiungendo:
"Viviamo periodi di grande confusione, avvelenati dalle polemiche.
Per questo occorre fare lo sforzo di tornare alla cellula
costitutiva della notizia. Il giornalista non può essere fazioso,
deve stare ai fatti. E per far questo, ripeto, occorre ritornare
alla notizia, che è la materia prima del nostro lavoro. Senza
accettare ordini, senza subire il fascino di altre cose… Il
rapporto dev'essere diretto. Dobbiamo trovare con in fatti
un'intima appartenenza".
Ma le notizie, quelle vere, non possono e non devono attendere.
"La notizia c'è o non c'è. E se c'è, non si tiene in un
ripostiglio. Al di là delle necessità della politica,
dell'economia, dello spettacolo. Se non ce ne frega niente di
queste cose, e quindi dei nostri lettori/ascoltatori, probabilmente
qualche peccato lo faremo. In caso contrario, prendendo questi
concetti come una sorta di anticorpi naturali, faremo bene il
nostro mestiere".
Importante per Preziosi è la professionalità. "Con quella ci
salviamo. E per questo credo nelle Scuole di giornalismo. Chi le
frequenta, ha almeno 2 anni di confronto e di riflessione
intellettuale".
Nel dettaglio della sua attività di direttore, Preziosi afferma di
aver garantito almeno 3 cose: immediatezza, completezza e
chiarezza.
Quanto alla prima, Preziosi ha ribadito che "la notizia si deve
dare subito, dopo tutti gli accertamenti del caso". Sulla
completezza, il direttore del Giornale Radio Rai ha evidenziato che
"le non si danno a metà". Infine la chiarezza: "Bisogna parlare
chiaro, farsi capire. Altrimenti parliamo solo alle 1500 persone di
cui parlava Enzo Forcella nel suo libro ("Millecinquecento lettori.
Confessioni di un giornalista politico" - Forcella sosteneva che
"un giornalista politico può contare su millecinquecento lettori: i
ministri e i sottosegretari, dirigenti di partito, i parlamentari,
sindacalisti, alti prelati e qualche industriale. Il resto non
conta"- ndr)".
Già, proprio il rapporto con la politica. Ma inserirne un po' meno
è possibile? Perché sempre i politici vengono chiamati a commentare
qualsiasi argomento? Per Preziosi il segreto è quello di "dare il
giusto peso. Lasciarla fuori significherebbe alimentare il sospetto
che si parli di altro per non parlare di politica". E a precisa
domanda sulla "gestione della notizia" e sul rischio che il
giornalista giochi un ruolo spesso marginale se non strumentale,
Preziosi ha precisato: "La chiave sta proprio nella capacità di non
farsi strumentalizzare. La verità è un processo e ci si deve
arrivare insieme. La verità è frutto di un rapporto dialettico e
della riconquista di spazi di riflessione con noi stessi. Nonché
della pluralità delle nostre fonti di informazione".
Ultima obiezione: si ha sempre più forte l'impressione che i media
vogliano pubblicare più emozioni che notizie, più suggestioni che
approfondimenti… "Don Picchi nel 1992 parlava di "Borsa dolori" -
ha concluso Preziosi - con riferimento alla più nota 'Borsa
valori'. Da parte mia sono sempre più convinto che la cronaca debba
avere l'onestà e la banalità del racconto. Senza preoccuparsi di
captare emozioni in chiave ascolti". (da.iac)