Gli anziani e le sfide di un mondo più "vecchio". Gori: "Per il sociale si continua a spendere, ma in maniera diversa..."

29nov2010
Al seminario Redattore Sociale workshop dedicato alle problematiche degli anziani e della non autosufficienza con le relazioni di Cristiano Gori e Carlos Chiatti. “Toccare l’indennità di accompagnamento significa toccare il welfare familiare”

CAPODARCO DI FERMO - Le sfide di un mondo più vecchio. Sfide per gli stessi anziani, sempre più longevi e sempre più capaci di gestire la propria terza età. E sfide per le politiche sociali, chiamate a supportare le famiglie e quegli over 65 che, invece, arrivano alla vecchiaia in condizioni di non autosufficienza. Di tutto ciò si è parlato in uno dei tre workshop tematici che hanno aperto la seconda giornata del seminario per giornalisti Redattore Sociale, svoltosi presso la Comunità di Capodarco di Fermo. Relatori di primo piano sono stati Cristiano Gori, docente di Politica Sociale all'Università Cattolica di Milano, e Carlos Chiatti, ricercatore presso l'Inrca di Ancona e l'Università Politecnica delle Marche.

Quest'ultimo ha cercato di definire l'invecchiamento, partendo dalle normali categorie interpretative e cercando di capire, alla luce dei cambiamenti in atto nella società, se tali categorie sono da ritenere attuali. Un mondo, quello degli anziani, caratterizzato da molte persone autosufficienti, titolari di pensione, l'80% dei quali sono proprietari di una casa. Persone che vivono sempre più a lungo. Un esercito di 10 milioni di persone sui circa 12 milioni di over 65 in Italia.
Poi ci sono i 2 milioni di non autosufficienti. E qui si giocano le sfide della società. Su questo aspetto si è incentrato l'intervento di Cristiano Gori, attraverso una disamina delle politiche in atto.

Spesa sociale. Per Gori l'argomento "non ci sono più soldi" è un falso. "Esso viene usato per far capire che, in realtà, si è scelto un altro modo di agire. La spesa pubblica, per esempio, è cresciuta di 5 punti rispetto al Pil negli ultimi 5 anni - ha sottolineato -. Il punto cruciale è che bisogna scegliere. Nei prossimi anni si dirà sempre di più che non ci saranno soldi per il sociale. In realtà nel 2009 il Governo ha deciso una spesa generale di oltre 23 miliardi di euro. Stessa cosa per il 2010. In questo contesto gli 800 milioni che mancano al sociale sarebbero pochi. Ma si è scelto di spendere diversamente".
L'Italia è un paese fermo. Rispetto alla Spagna, per esempio, che negli ultimi 15 anni ha fatto almeno 3 riforme importanti.
Ma per chi è il welfare. Per Gori "c'è il welfare di chi lo riceve e quello di chi lo eroga. Spesso il welfare è fatto per creare occupazione. E il problema di fondo è quello di politiche sociali all'italiana fatte solo di pensioni e sanità. Tremonti nel fare la manovra ha detto: 'Non abbiamo toccato pensioni e sanità'. Il problema è che rimane fuori tutto il resto, in primis la non autosufficienza".
Il problema del welfare italiano, in verità, è quello di dare prestazioni monetarie ma pochi servizi. "Questi te li devi cercare da solo - ha sottolineato Gori -. Lo Stato dice: i soldi continuo a darteli, ma non chiedermi altro'. E in fondo, se andiamo a vadere, i 2 miliardi tolti ai vari fondi sono stati spostati negli ultimi anni sull'accompagnamento. Che un modo di supportare la famiglia e le incombenze della terza età. In primis la possibilità di pagare una badante".

Falsi invalidi. Non è rimasta sullo sfondo la questione che ha tenuto banco nel confronto politico degli ultimi mesi, quella sui falsi invalidi. In questo caso la ricostruzione di Gori è stata puntuale: "Le prestazioni di invalidità sono state usate come ammortizzatori sociali. Del resto lo stesso De Mita ebbe a dire: 'Al nord c'è la cassa integrazione, al sud ci deve essere la pensione di invalidità'. Nell'ultimo decennio quello di ammortizzatore è un ruolo svolto prevalentemente dall'indennità di accompagnamento".
Per questo nel 2008, alla vigilia della stesura della Finanziaria e in piena crisi, "dovendo cercare capri espiatori - ha ricordato Gori - si sollevò la questione dei falsi invalidi. 'Daremo la caccia ai veri evasori e ai falsi invalidi', disse Tremonti. Ma i tecnici osservarono anche la crescita della indennità di accompagnamento. E lì si fermarono. Il perché è presto detto: i falsi invalidi possono essere toccati, ma andare a intaccare l'indennità di accompagnamento significava andare a toccare tante famiglie e la loro capacità di assistenza nei confronti degli anziani". Si pensò allora di alzare la soglia di invalidità dal 75% all'84%. Ma così rimanevano fuori settori importanti della disabilità. La lobby delle grandi associazioni fece notare la cosa e il tutto si tramutò nella scelta del Governo di fare 200 mila controlli straordinari sulla invalidità.

Giornalisti e sociale. Tutto questo è passato sui giornali e sulle tv italiane, con i giornalisti a fare cassa di risonanza. "Il ruolo dei giornalisti sociali è importante - ha concluso Gori -. Bisogna saper veicolare i fatti e far capire lo stretto nesso che c'è tra la storia della signora disabile e le decisioni che vengono prese in Consiglio dei Ministri. Sui giornali, poi, si discute molto di bisogni e poco di risposte. Invece bisogna parlarne, con toni pacati ma contenuti incisivi. Ma parlare di contenuti significa discutere le scelte del potere. E per farlo occorre essere competenti". La chiave è la distinzione tra "politics" (interazione tra vari attori per la ricerca del potere) e "policy", dove quest'ultima attiene ai contenuti delle politiche pubbliche. "Una distinzione cruciale - afferma Gori - perché in Italia tutto il 'pacchetto mediatico'  si concentra sulla battaglia per il potere"
Ma parlare di anziani non paga, in una società che sembra rimuovere la vecchiaia, nello stesso modo in cui rimuoveva il problema della salute mentale. Meglio parlare di bambini, che danno speranze per il futuro".
E non paga nemmeno l'ideologizzazione dei grandi appuntamenti. Gori, per esempio, ha ricordato l'esperienza delle Conferenze nazionali sulla famiglia. "Nel corso dell'ultima - ha affermato - si è parlato di bioetica, di privilegiare le famiglie con figli, ecc… Nella precedente, ai tempi del ministro Bindi, si parlò di Dico. Insomma, non si parla più di qualità della vita, si parla sempre di principi perché la cosa appassiona. La sfida dei media è invece quella di parlare di cose concrete".

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