Gli anziani e le sfide di un mondo più "vecchio". Gori: "Per il sociale si continua a spendere, ma in maniera diversa..."
CAPODARCO DI FERMO - Le sfide di un mondo più vecchio. Sfide per
gli stessi anziani, sempre più longevi e sempre più capaci di
gestire la propria terza età. E sfide per le politiche sociali,
chiamate a supportare le famiglie e quegli over 65 che, invece,
arrivano alla vecchiaia in condizioni di non autosufficienza. Di
tutto ciò si è parlato in uno dei tre workshop tematici che hanno
aperto la seconda giornata del seminario per giornalisti Redattore
Sociale, svoltosi presso la Comunità di Capodarco di Fermo.
Relatori di primo piano sono stati Cristiano Gori, docente di
Politica Sociale all'Università Cattolica di Milano, e Carlos
Chiatti, ricercatore presso l'Inrca di Ancona e l'Università
Politecnica delle Marche.
Quest'ultimo ha cercato di definire l'invecchiamento, partendo
dalle normali categorie interpretative e cercando di capire, alla
luce dei cambiamenti in atto nella società, se tali categorie sono
da ritenere attuali. Un mondo, quello degli anziani, caratterizzato
da molte persone autosufficienti, titolari di pensione, l'80% dei
quali sono proprietari di una casa. Persone che vivono sempre più a
lungo. Un esercito di 10 milioni di persone sui circa 12 milioni di
over 65 in Italia.
Poi ci sono i 2 milioni di non autosufficienti. E qui si giocano
le sfide della società. Su questo aspetto si è incentrato
l'intervento di Cristiano Gori, attraverso una disamina delle
politiche in atto.
Spesa sociale. Per Gori l'argomento "non ci sono
più soldi" è un falso. "Esso viene usato per far capire che, in
realtà, si è scelto un altro modo di agire. La spesa pubblica, per
esempio, è cresciuta di 5 punti rispetto al Pil negli ultimi 5 anni
- ha sottolineato -. Il punto cruciale è che bisogna scegliere. Nei
prossimi anni si dirà sempre di più che non ci saranno soldi per il
sociale. In realtà nel 2009 il Governo ha deciso una spesa generale
di oltre 23 miliardi di euro. Stessa cosa per il 2010. In questo
contesto gli 800 milioni che mancano al sociale sarebbero pochi. Ma
si è scelto di spendere diversamente".
L'Italia è un paese fermo. Rispetto alla Spagna, per esempio, che
negli ultimi 15 anni ha fatto almeno 3 riforme importanti.
Ma per chi è il welfare. Per Gori "c'è il welfare di chi lo riceve
e quello di chi lo eroga. Spesso il welfare è fatto per creare
occupazione. E il problema di fondo è quello di politiche sociali
all'italiana fatte solo di pensioni e sanità. Tremonti nel fare la
manovra ha detto: 'Non abbiamo toccato pensioni e sanità'. Il
problema è che rimane fuori tutto il resto, in primis la non
autosufficienza".
Il problema del welfare italiano, in verità, è quello di dare
prestazioni monetarie ma pochi servizi. "Questi te li devi cercare
da solo - ha sottolineato Gori -. Lo Stato dice: i soldi continuo a
darteli, ma non chiedermi altro'. E in fondo, se andiamo a vadere,
i 2 miliardi tolti ai vari fondi sono stati spostati negli ultimi
anni sull'accompagnamento. Che un modo di supportare la famiglia e
le incombenze della terza età. In primis la possibilità di pagare
una badante".
Falsi invalidi. Non è rimasta sullo sfondo la
questione che ha tenuto banco nel confronto politico degli ultimi
mesi, quella sui falsi invalidi. In questo caso la ricostruzione di
Gori è stata puntuale: "Le prestazioni di invalidità sono state
usate come ammortizzatori sociali. Del resto lo stesso De Mita ebbe
a dire: 'Al nord c'è la cassa integrazione, al sud ci deve essere
la pensione di invalidità'. Nell'ultimo decennio quello di
ammortizzatore è un ruolo svolto prevalentemente dall'indennità di
accompagnamento".
Per questo nel 2008, alla vigilia della stesura della Finanziaria
e in piena crisi, "dovendo cercare capri espiatori - ha ricordato
Gori - si sollevò la questione dei falsi invalidi. 'Daremo la
caccia ai veri evasori e ai falsi invalidi', disse Tremonti. Ma i
tecnici osservarono anche la crescita della indennità di
accompagnamento. E lì si fermarono. Il perché è presto detto: i
falsi invalidi possono essere toccati, ma andare a intaccare
l'indennità di accompagnamento significava andare a toccare tante
famiglie e la loro capacità di assistenza nei confronti degli
anziani". Si pensò allora di alzare la soglia di invalidità dal 75%
all'84%. Ma così rimanevano fuori settori importanti della
disabilità. La lobby delle grandi associazioni fece notare la cosa
e il tutto si tramutò nella scelta del Governo di fare 200 mila
controlli straordinari sulla invalidità.
Giornalisti e sociale. Tutto questo è passato sui
giornali e sulle tv italiane, con i giornalisti a fare cassa di
risonanza. "Il ruolo dei giornalisti sociali è importante - ha
concluso Gori -. Bisogna saper veicolare i fatti e far capire lo
stretto nesso che c'è tra la storia della signora disabile e le
decisioni che vengono prese in Consiglio dei Ministri. Sui
giornali, poi, si discute molto di bisogni e poco di risposte.
Invece bisogna parlarne, con toni pacati ma contenuti incisivi. Ma
parlare di contenuti significa discutere le scelte del potere. E
per farlo occorre essere competenti". La chiave è la distinzione
tra "politics" (interazione tra vari attori per la ricerca del
potere) e "policy", dove quest'ultima attiene ai contenuti delle
politiche pubbliche. "Una distinzione cruciale - afferma Gori -
perché in Italia tutto il 'pacchetto mediatico' si concentra
sulla battaglia per il potere"
Ma parlare di anziani non paga, in una società che sembra
rimuovere la vecchiaia, nello stesso modo in cui rimuoveva il
problema della salute mentale. Meglio parlare di bambini, che danno
speranze per il futuro".
E non paga nemmeno l'ideologizzazione dei grandi appuntamenti.
Gori, per esempio, ha ricordato l'esperienza delle Conferenze
nazionali sulla famiglia. "Nel corso dell'ultima - ha affermato -
si è parlato di bioetica, di privilegiare le famiglie con figli,
ecc… Nella precedente, ai tempi del ministro Bindi, si parlò di
Dico. Insomma, non si parla più di qualità della vita, si parla
sempre di principi perché la cosa appassiona. La sfida dei media è
invece quella di parlare di cose concrete".