Dall’aviaria agli sbarchi: quando la paura impazzisce
CAPODARCO - Gli sbarchi a Lampedusa, i rom che rubano
soldi e bambini, l'allarme antrace e l'influenza aviaria, i
lavavetri, le ronde padane, le ordinanze contro gli accattoni, il
surriscaldamento del pianeta: un lungo elenco di titoli di cronaca,
o meglio di paure "confezionate", lette dall'attore Giuseppe
Cederna, ha aperto la seconda parte dei lavori del 17° seminario
per giornalisti a Capodarco. Una riflessione su come un "sentimento
nobile, la paura, quella sana, che ci rende consapevoli dei nostri
limiti, ogni tanto impazzisce", ha sottolineato Maria Nadotti
giornalista e scrittrice, che ha curato il libro "10 in paura"
(Epochè editore), dieci racconti di autori italiani diversi per
età, provenienza geografica, formazione, mestiere e storia
personale, spiega. "Agli autori abbiamo chiesto di aiutarci a
capire in che modo un'emozione arcaica come la paura abbia ripreso
possesso delle nostre esistenze e si sia trasformata, perché
scambiamo la paura vera, l'unica, quella per la morte, con altre
che noi chiamiamo di depistaggio".
Tra gli autori Milani Magnani: "Ho accettato questa proposta
perché venivo da un periodo di ricerca nei campi rom e la categoria
della paura era molto ingombrante in tutti i passi che ho mosso
dentro i campi. Non era oggettiva rispetto a qualcosa che stava
succedendo, ma scendeva come un avatar in situazioni coerenti e
portava le persone a fare scelte irrazionali" Come ad esempio un
banchetto di cittadini per lo sgombero dei rom in un campo dove
l'inserimento lavorativo e scolastico era reale. "Sono andata a
chiedere il perché del banchetto - sottolinea la Magnani - e se
fosse successo qualcosa, mi hanno risposto: perché dobbiamo
aspettare che succeda?". E cita il caso Reggiani: "La comunicazione
che trovava spazio era quella di chi diceva che era pericoloso
passare vicino ai campi, ma la mia lettura dei fatti era diversa:
una donna rom ha soccorso la Reggiani e ha indicatto e denunciare
il suo assassino. Meritava di essere celebrata, ma non ha trovato
spazio su un certo tipo di stampa".
Giuseppe Cederna ha raccontato il viaggio in Somalia e in Sudan
nel 1993, una proposta arrivata da Amref dopo l'Oscar per il
miglior film straniero assegnato nel 1991 a Mediterraneo di Gabriele
Salvatores. Viaggio da cui è nato lo spettacolo teatrale "La
Febbre", grazie al quale, ha raccontato Cederna, è riuscito a
raccogliere 450 milioni di vecchie lire a favore
dell'organizzazione. "Io dovevo solo guardare il dolore - ha
raccontato - e questo è quasi osceno, perché se sei un medico puoi
intervenire, ma se sei solo un occhio...". E La paura di Cederna,
una volta in Italia, "era di non saper raccontare quello che avevo
visto". Da qui l'idea dello spettacolo voluto con forza e passione.
Della paura di ciò che invece si conosce ha parlato Caterina Serra,
autrice di una indagine da cui è nato un libro sulla sensibilità
chimica multipla.